Non tutto è perduto, Ivo Ferrari e il Gran Sasso

Tre vie mitiche e bellissime sul Corno Piccolo del Gran Sasso: Vecchiaccio, Stefano Tribioli e Zarathustra, tre grandi vie raccontate da Ivo Ferrari con una riflessione.
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Sulla via Vecchiaccio
Ivo Ferrari
“A destra e sinistra luccicanti piastrine salgono a goccia d’acqua verso l’alto e nel mezzo ci sono io, da più di cinque minuti sto cercando di capire dove salire, qual è il migliore movimento da fare... un sole caldissimo riflette su questa compatta placca, mi ci vorrebbero gli occhiali, sto arrampicando lungo una linea divenuta col tempo leggendaria, l’ultima protezione, una clessidra piccola piccola è già abbastanza lontana per emettere un lungo urlo in caso di caduta! Che linea fantastica... aperta in un epoca dove solo “pochi” erano in grado di uscire dai proteggibili diedri e lanciarsi verso l’ignoto lungo placche all’apparenza inscalabili, protetti più dal coraggio che da protezioni vere!”

Il Vecchiaccio, Stefano Tribioli, Zarathustra, sono alcune delle linee che negli anni hanno alimentato la mia fantasia , vie su roccia fantastica, aperte in modo pulito, perfetto!

Nei primi giorni d’agosto grazie ad un simpatico Ivo Scappatura sono riuscito a ripeterle rimanendone estasiato, ad ogni lunghezza scoprivo qualche cosa, ad ogni lunghezza capivo che la fantasia ed il coraggio non hanno limiti, ma soltanto in cima mi rendevo conto che ora, purtroppo, di quell’epoca rimane ben poco, un infinità di linee, varianti e piastrine inox rendono le spalle del Gran Sasso un sicuro parco giochi!

Sulla placca del famoso ultimo tiro del Vecchiaccio un resinato in caso di volo ti fermerebbe dopo quattro, cinque metri, sulla placca dell’ultimo famoso tiro di Pierluigi Bini in apertura. Salì “pulito” in compagnia delle sue Superga e di tanta testa e incoscienza!

Se hai un mancamento di coraggio, se la testa ti abbandona sulla Stefano Tribioli (ndr: aperta da Pierluigi Bini, Giampaolo Picone, Beppe Aldinio nel 1978) puoi scappare lungo una vicinissima linea a spit,lì ti serve solo l’avambraccio che a sua volta diventa sterile se non è comandato dalla testa!

Zarathustra (ndr: aperta da Maurizio Tacchi e Paolo Abbate nel 1982) che è una perla ti fa capire che a volte il tempo è passato per niente, tutti vogliono fare e lasciare il proprio segno, a volte ci riusciamo, a volte “sporchiamo” un lenzuolo che era rimasto bianco grazie alla bravura di chi ci ha preceduto.

Ma forse tutto non è perduto, forse ed è bello sperarlo ci sono ancora persone dotate di coraggio e fantasia, capaci di spostarsi, di vedere oltre, capaci di farmi sognare, ragazzi giovani cresciuti con l’etica vecchia, uomini che sanno scalare anche se la sicurezza non è sicura... ho inserito le chiavi e acceso il motore, guardato il Gran Sasso, sorriso e capito che ci ritornerò, GRAZIE A LORO ….

UN GRAZIE A:
Loretta Spaccatrossi e Ivo Scappatura per avermi accompagnato nei sogni verticali.
Pierluigi Bini - Vito Plumari - Massimo Marcheggiani - Giampaolo Picone - Beppe Aldinio - Angelo Monti - Paolo Abbate - Maurizio Tacchi per tre linee stupende.
Lorenzo Angelozz - Andrea Di Donato e Andrea Di Pescasio perché avete occhi giusti per guardare oltreFederica, Dario e Marinella perché mi sopportano sempre ed infine la Grande Grimpe di Nembro per l’ottimo materiale...

di Ivo Ferrari

>> Una scelta di vie sul Gran Sasso di Roberto Iannilli



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