Monte Kenya, sulle orme di Felice Benuzzi

Il Monte Kenya visto dalla pianura di Nanyuki sembra veramente un castello incantato. Reportage della spedizione italiana che ha percorso le tracce di Felice Benuzzi verso la cima del Kenya, di Manuel Lugli.
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Monte Kenya parete nord
Manuel Lugli

Il Kenya visto dalla pianura di Nanyuki, nella foschia che comincia ad alzarsi a mano a mano che il sole riscalda le umide foreste ai suoi piedi, sembra veramente un castello incantato. Le rocce scure, la sua sagoma imponente ed isolata e la neve – che quest’anno sembra veramente tanta, anche visto così da lontano – esercitano una fascino, un richiamo straordinario. Capiamo bene come Felice Benuzzi potesse riconoscere nel Kenya molto più che una semplice, per quanto alta, montagna: esso era, per lui ed i suoi compagni, chiusi dietro il filo spinato del campo di prigionia di Nanyuki, il simbolo della fantasia, dell’azione, insomma di quella libertà che era loro negata.

Siamo qui in sei ad ammirare lo spettacolo: Carlo Alberto Pinelli, Fausto De Stefani, Sergio Cerutti, Fabrizio Ferrari, Alessandro Ojetti ed il sottoscritto. Un piccolo gruppo con una montagna di lavoro da fare: riprese, ambientazioni, ricognizioni, salite, campi da organizzare, prima in mezzo alla foresta, poi sulla montagna, sempre sperando che ilo tempo ci aiuti.

L’idea di Betto Pinelli, alpinista, Accademico del CAI, regista di professione e ideatore dell’intero progetto, è da un lato quella di concludere la via tentata da Benuzzi e compagni nel 1943 e rimasta incompiuta per la scarsità dei mezzi a loro disposizione in quell’incredibile tentativo e nel medesimo tempo di riprendere il tutto per farne un documentario che RAI 3 trasmetterà all’interno del programma Geo&Geo.

Le difficoltà sono parecchie: il caldo durante il giorno si fa sentire, le quantità di materiali da trasportare nell’intrico della foresta pluviale e tra i bambù, incluso il generatore per le riprese notturne, sono enormi. Ci divertiamo, comunque, a girare vestiti in stile anni ‘40 per riprodurre l’avvicinamento di Benuzzi e compagni alla montagna.
In alcuni, intensi giorni che iniziano alle sei del mattino e si concludono a notte inoltrata, ne veniamo fuori e siamo pronti per la parte più attesa, quella sulla montagna.

Tre ore di jeep ci conducono dal nostro lodge di Nanyuki al rifugio di Old Moses, a 3.300 metri sulle propaggini nord del Kenya. Qui facciamo un campo ed il giorno dopo iniziamo a salire verso Kami Hut, proprio sotto la parete nord del Kenya, dove metteremo il nostro campo base e dove un tempo esisteva un piccolo rifugio ora scomparso.

Il cammino è lungo ma bellissimo, mentre a mano a mano che saliamo di quota la vegetazione si modifica e si dirada, passando dalla foresta pluviale alle zone lacustri e di brughiera, dove compaiono le lobelie giganti, magnifiche, che danno un’aspetto quasi preistorico a tutta la valle di Liki Nord.

La prima pioggia ci prende a metà strada e ci dà un assaggio di quello che per circa una settimana saremo costretti a subire. Bagnati fradici facciamo stop per la notte alla Shipton Hut, il rifugio da cui partono tutti i trekkers che effettuano la salita alla Punta Lenana avvicinandosi da questo versante nord. Il tramonto infuocato sulle cime gemelle Nelion e Batian, dopo la pioggia , è straordinario e solletica i nostri desideri arrampicatori. Il giorno dopo poniamo il nostro campo a Kami Hut , 4.400 metri, come da programma.

Facciamo un primo sopralluogo sulla via Benuzzi e ci accorgiamo immediatamente che la quantità di neve e ghiaccio è maggiore di quanto ci aspettassimo: un insidioso verglas copre buona parte delle rocce ed il ghiaccio intasa le fessure, cosicchè quello che doveva essere un semplice itinerario si IV-V grado è diventata una impegnativa via di misto. Anche il tempo non aiuta: per un’intera settimana iniziamo la giornata con un magnifico sole, ma, puntuali come un orologio, alle due del pomeriggio arrivano le nuvole che portano pioggia sotto e bufera di neve in alto, con un vento che rende quasi impossibile la progressione. Nel frattempo continuiamo a girare le parti secondarie ed i dettagli che serviranno a completare il film.

Scopriamo così altri versanti del Kenya, come quello ovest-nordovest, oltre l’Hausberg Pass, un paradiso ai piedi del ghiacciaio Shipton, una volta facile accesso della storica via aperta da Shipton e Tilman nel 1930, ormai ridotto a salto verticale praticabile solo con attrezzatura da piolet traction. Due meravigliosi laghi gemelli, lobelie giganti e seneci fanno da palcoscenico alle riprese che Betto, Alessandro e Sergio effettuano, mentre Fausto, Fabrizio ed il sottoscritto fanno del loro meglio per rendere il tutto credibile.

I giorni passano, le condizioni climatiche migliorano, ma non quelle della parete nord; anche il tempo a nostra disposizione si assottiglia inesorabilmente. Così decidiamo di dividerci in due gruppetti: Betto, Alessandro ed io ci trasferiremo a sud, all’Austrian Hut e saliremo lungo la via normale della cresta sud-est, effettuando le riprese dell’intera salita. Fausto, Fabrizio e Sergio, che ha anche il compito di filmare quanto più possibile, invece faranno un ultimo tentativo sulla Benuzzi. Se tutto andasse bene, potremmo trovarci tutti e sei in vetta al Batian entro tre giorni.

Dopo la salita di gruppo alla punta Lenana, dove continuano le riprese, ognuno va verso la propria meta. Noi, per esigenze filmiche, facciamo la salita quasi due volte, per due giorni consecutivi, ma la cosa non può che farci piacere, essendo questa via esposta a mezzogiorno e quindi calda, totalmente priva di neve e molto divertente per quanto non particolarmente impegnativa. L’unico veramente impegnato è Alessandro Ojetti che deve fermarsi nelle posizioni più strane ed esposte per filmare ogni momento della salita, il tutto con l’ossigeno dei cinquemila metri.

Purtroppo il giorno del possibile rendez-vous in vetta passa senza che sulla cima vediamo spuntare i nostri compagni. Sapremo poi che Fausto, Fabrizio e Sergio hanno salito il tratto incompiuto della via Benuzzi fino a collegarla con la via Shipton, ma le condizioni incontrate successivamente si erano rivelate decisamente troppo impegnative per continuare.

Ci ritroviamo al campo base per gli ultimi due giorni di riprese, felici che la spedizione abbia comunque raggiunto quelli che erano i suoi obbiettivi: quello di “chiudere” la via Benuzzi e di realizzare un bel documentario che non mancherà di accendere la curiosità e l’interesse di tanti alpinisti e trekkers o di chiunque ami i luoghi più selvaggi e spettacolari della terra. Il Monte Kenya è senz’altro uno di questi.


LE VIE
Il Monte Kenya – che dà nome all’omonimo Parco Nazionale - è, dopo il Kilimanjaro, la seconda vetta più alta dell’Africa. Si innalza dalle pianure del Kenya centrale, circa 180 km a nord di Nairobi. Le sue vette gemelle Nelion e Batian, rispettivamente di 5.188 e 5.199 metri di quota, offrono un terreno di gioco vastissimo agli alpinisti, con una grande quantità di vie che spaziano dal III al VII-VIII grado.

La roccia, di ottima qualità, è composta principalmente di basalto e trachite ed anche la posizione geografica amplifica le possibilità alpinistiche. Infatti trovandosi praticamente “a cavallo” dell’Equatore, per circa sei mesi una metà del massiccio è libera da neve e ghiaccio e si presta perfettamente all’arrampicata, mentre i ghiacciatori e gli amanti delle vie di misto trovano una terreno d’azione perfetto nell’altra metà. Quando il sole passa lo zenit, la situazione si inverte.

L’unico vero problema del Monte Kenya è – come per molte montagne nel mondo situate in prossimità dell’equatore – la drammatica e rapida riduzione dei ghiacciai e dei couloir; molti dei ghiacciai che ai tempi di Mackinder, Shipton e Tilman circondavano e scendevano lungo i pendii del Kenya sono ridotti al minimo, sono scomparsi o lo faranno entro pochi anni. Il celeberrimo Couloir Diamond per esempio, una delle più belle salite su ghiaccio del mondo, ha ormai vari settori ridotti e completamente verticali e per circa sei mesi all’anno, rimane “spezzato” in due e generalmente molto ridotto.

PARETE SUD
Guardando dalla Teleki Valley, la caratteristica principale di questo versante del massiccio è il Couloir Diamond, che divide le due grandi creste del Nelion (verso sud) e del Batian (verso ovest). Alla sua destra il verticale ghiacciaio Darwin alla cui destra sale la cresta sud-est con la via normale. Troviamo poi l’impressionante Diamond Buttress, che offre alcune delle salite più dure del massiccio. Più a ovest, attorniando il Ghiacciaio Tyndall, sale, formando un grande anfiteatro, la cresta ovest.

Vie principali
Via Normale IV - Shiptone e Harris 1929.
Una grande classica che conduce sulla vetta del Nelion. Lunga, con uno sviluppo complesso e non intuitivo, è per lo più di III grado con un paio di tiri di IV. Una volta in vetta, solitamente si traversa la cosiddetta Gate of Mists per raggiungere la cima del Batian; negli ultimi anni, sempre a causa della recessione del ghiaccio, questa traversata è divenuta più impegnativa.

Cresta sud-ovest, IV - Firmin e Howard 1944
Una via di media difficoltà abbastanza percorsa.

Diamond Buttress, via originale, VII - Howell e Temple 1976
Via lunga e molto tecnica.

Couloir Diamond, VI - Snyder e Mathenge 1973
E’ “la” salita su ghiaccio per eccellenza; Una linea straordinaria – per quanto ora rimaneggiata dalla drastica riduzione del ghiaccio – ha fatto del Diamond il simbolo del Monte Kenya. Le difficoltà maggiori risiedono nel primo tiro e nella sezine che precede il Diamond Glacier. Da salire tra maggio e ottobre, essendo il ghiaccio negli altri mesi a malapena formato.

PARETE OVEST
Cresta ovest 5 - Shiptgon e Tilman 1930
E’ la grande classica del Monte Kenya.

PARETI NORD ED EST
Esistono poche formazioni glaciali verticali su questo versante, essendo per lo più formato di larghe creste intervallate da alcuni anfiteatri pensili. L’aspetto generale è piuttosto incombente e scuro e la vista da nord mostra le cime Nelion e Batian nettamente divise dal profondo Supercouloir. Più a est troviamo la spettacolare parete est/nord-est, dove salgono alcune delle più spettacolari ed interessanti vie di tutto il Monte Kenya.

Vie principali
Via normale della parete nord, IV+ - Firmin e Hicks 1944
E’ questa la via normale che porta sul Batian durante le stagione luglio-ottobre. E’ molto lunga e la maggior parte delle cordate bivaccano. Le sezioni più difficili sono nella parte superiore della via.

Via della parete est, VI / A3 - Klier, Aeberli e Cliff 1963
Una bella linea diretta che sale una parete eccezionalmente verticale.

Eastern Groove of Nelion, VII - Howell e Allan 1978
Una salita molto sostenuta e diretta , classificata come una delle più belle del versante est del Nelion.

Via Scott-Braithwaite, VII – Scott e Braitwaite 1976
Altra eccellente via, molto dura su roccia superba.

Pilastro nord del Nelion, VI+ - Cliff e Rutowitz 1963
Una via spettacolare, spesso salita.

North Gate, VI – Allan e Howell 1980
Nel complesso una delle vie più toste del massiccio, questa via sale il Supercouloir direttamente sotto la Gate of Mists. E’ un itinerario di grande qualità, con un certo rischio di caduta di sassi nella parte inferiore.


LOGISTICA
Come arrivare
Nairobi è circa 200 kilometri a sud del Monte Kenya e collegata da ottime strade alle cittadine vicine al Monte Kenya, Naro Moru (2,5 ore), Nanyuki (3 ore), Chogoria (4 ore). E’ possibile utilizzare il trasporto pubblico, anche se per le spedizioni è consigliabile utilizzare servizi privati che garantiscono maggior sicurezza all’equipaggiamento. Dai paesi è facile – per quanto piuttosto costoso - organizzare trasporti agli ingressi del Parco. Il costo di ingresso al Parco è di circa 10 US$ al giorno.

Dove dormire
Nei paesi di Naro Moru, Nanyuki e Chogoria esistono hotel e lodge di varia categoria, anche se i prezzi sono sempre abbastanza salati. Sulla montagna esistono rifugi molto semplici sui versanti principali. In questi rifugi è possibile dormire (materasso e coperta), ma per il cibo ci si deve arrangiare. Solitamente sono molto affollati dai trekkers che effettuano la salita alla Punta Lenana (4.990 metri), dalle guide del Parco e dai portatori, per cui è preferibile dormire nelle proprie tende.

Shipton Hut, 4.300 m
Sul versante nord, a 3-5 ore (a seconda del passo) dal rifugio di Old Moses. Da qui è possibile – e consigliabile – mettere il campo a Kami Hut, che resta a mezz’ora di cammino ma è posto bellissimo, esattamente ai piedi della parete nord e lontano dal caos dello Shipton. Il costo è di 800 scellini kenyani per persona, per notte.

MacKinder Hut 4.200 m
Lo si raggiunge da Naro Moru in 6-7 ore di cammino dall’ingresso del Parco. Anch’esso è sempre piuttosto affollato per i motivi descritti sopra.

Austrian Hut 4.800 m
E’ alla base della parete sud-ovest del Kenya. E’ piccolo e per lo più usato dalle guide e dai portatori, quindi affollato e rumoroso. Anche qui, molto meglio dormire nella propria tenda ed eventualmente usare il rifugio per mangiare (ma il cibo deve essere il proprio).

Quando andare
Tra Natale e metà marzo la via normale, la cresta sud-ovest e le vie in genere sulla parete sud, sud-ovest e in parte anche quelle della est, sono in condizioni ottimali. Da giugno a metà ottobre è invece la volta della parete nord e nord-est, con la via normale, la cresta ovest e le altre vie di questo settore. Il Couloir Diamond è preferibile tra giugno e metà ottobre. Da evitare assolutamente la stagione piovosa di aprile e maggio.

Mappe e Guide
Le guide alpinistiche esistenti sono ben dettagliate, anche se non aggiornatissime. Ecco le principali:
- Map and Guide of Mount Kenya, Wielochowski and Savage, 1:50.000, Ediz. West Col.
- Guide to Mount Kenya and Kilimanjaro, Iain Allan, Ediz. Iain Allan/Mountainb Club of Mount
Kenya.
- East Africa International Mountain Guide, Wielochowski, Ediz. Wielochowski/West Col.
- Kilimanjaro and Mount Kenya, A climbing and trekking Guide, Cameron Burns.

Soccorso
Il soccorso è gestito dai rangers del Parco Nazionale del Kenya, è efficiente, ma va pagato.

Guide e protatori
Se non si ha un’organizzazione completa dall’Italia, si possono trovare guide escursionistiche in diversi punti del Parco:
- A 5 km da Naro Moru in direzione dell’ingresso del Parco se si segue l’itinerario verso il
Mackinder Hut.
- Al Bantu Lodge per l’itinerario via Old Moses.
- A Mutindwa o Chogoria per l’itinerario di Chogoria.
I "portatori" si caricano con 15 fino ad un massimo di 18 kg di attrezzatura e sono totalmente sprovvisti di supporti per il trasporto. Per maggior sicurezza del trasporto stesso, le spedizioni sono consigliate di provvedere magari vecchi sacchi od almeno spezzoni di corda.


Note:
Planetmountain
News Manuel Lugli



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