François Legrand e Necessary evil a Virgin River Gorge

François Legrand: gli States e la 5a salita (1a europea) di Necessary evil 5.14c, 8c+, a Virgin River Gorge. Via aperta nel '97 da Chris Sharma.
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François Legrand su Necessary evil 5.14c, 8c+, Virgin River Gorge (USA)
archivio François Legrand
Viaggiare e arrampicare, o arrampicare per viaggiare? François Legrand ritorna negli Stati Uniti dopo il tour con Yuji Hirayama dell'anno scorso. Ma questa volta la tattica è più "rilassata". Anche se non mancano gli obbiettivi, primo fra tutti Necessary Evil 8c+ a Virgin River Gorge... Sarà stato quest'approccio soft, saranno stati gli dei del deserto, certo che François ha portato a casa al 7° tentativo la 5a salita assoluta (1a europea) della via aperta nel 1997 da Chris Sharma. Potere de "Lo zen e l'arte dell'arrampicata rilassata"?


Sono appena tornato da un nuovo viaggio di 5 settimane negli Stati Uniti (il 15° negli States…). Come al solito, un viaggio pieno di impegni, con momenti alterni di fretta e di stanchezza ma senza ammaccature, questa volta…

Al contrario dell’anno scorso, questa volta sono rimasto pienamente soddisfatto dall’arrampicata. In questo viaggio, infatti, fatto tesoro delle passate esperienze, non sono partito con un programma prefissato. Anche se speravo, comunque, di salire 2 difficili vie che non mi erano riuscite nel 2001 e che mi erano piaciute particolarmente: Necessary Evil 8c+ a Virgin River Gorge e Just Do It 8c (che non è riuscito ad avvicinare causa il perdurare del brutto tempo in Oregon, ndr) a Smith Rock. Contavo così di concedermi abbastanza tempo per tentare anche delle vie a vista, scelte sul luogo a seconda dell’ispirazione del momento… Alla fine sono stato ripagato con delle belle realizzazioni sia a vista che lavorate!

Necessary Evil. Ancora “preso” dal viaggio estenuante, dal fuso orario, da ritmi di vita e di sonno alquanto precari, mi sono subito imbarcato su Necessary Evil. L’inizio è dedicato a smontare sezione per sezione la via, e movimento per movimento la partenza. Necessary Evil è quello che ben si può dire un boulder: da terra al secondo spit solo 6 movimenti, su cacchette immonde, con piedi sgommati e unti (cosa alquanto buffa). Difficoltà stimata dagli Americani: V11, cioè un buon 7c+ di boulder da noi. Già dalla prima seduta di lavoro ho capito che per me la prima sezione sarebbe stata una grande sfida: non sono riuscito a fare neanche uno dei quattro movimenti più terribili! Esattamente come l’anno precedente… Frustrante!

Alla fine del 1° giorno solamente un movimento resisteva ancora ai miei assalti. La sera, massaggiandomi le dita già completamente spellate, mi preparavo mentalmente per il giorno dopo. Dovevo dare tutto per risolvere l’enigma; e pregavo per condizioni climatiche migliori dello scorso (oltre 30°C). Purtroppo non è stato così. Certo, la notte ha fatto freddo, molto freddo, dato che la bottiglia dell’acqua che dormiva accanto a me nel pick-up si è trasformata in un blocco di ghiaccio! Ma la Virgin River Gorge è la porta d’ingresso del deserto di Las Vegas e dunque lo sbalzo termico tra il giorno e la notte è considerevole. Comunque “L’importante per l’aderenza è che ci sia vento!”...

Il mattino seguente non era proprio così! Poco importa, mi sono svegliato puntuale come un orologio e, dopo un riscaldamento sommario per risparmiare la pelle delle dita, mi sono rilanciato all’abbordaggio, avendo come obiettivo del giorno quello di riuscire almeno a fare tutti i singoli movimenti.
La cosa mi è riuscita, ma non senza fatica, nella seconda seduta di lavoro della giornata. In uno slancio di generosità – o forse di follia, visto lo stato delle mie dita e la dolce calura del primo pomeriggio , ho deciso di ritornarvi per rivedere ancora una volta quel diavolo di un boulder di partenza, così da addomesticarlo ancora un po’ prima del necessario giorno di riposo.

Sono rimasto veramente stupito nel riuscire, per la prima volta, a concatenare tutta la sezione! Spinto dagli incoraggiamenti dei miei compagni americani, mi sono lanciato nel resto della via, ma senza crederci troppo, visto quel che mi attendeva. Ad aspettarmi, infatti, c’erano 25 metri di 8b+ “astuto”. Un tratto che finora ha conosciuto meno di 10 salite malgrado la sua grande frequentazione, e che ha resistito persino ai ripetuti assalti del grande Yuji. Poi eravamo ormai già in pieno sole! Forse è stato proprio il trovarmi di fronte a così tanti elementi sfavorevoli che mi ha permesso di reclutare tutte le mie energie fisiche.

Dopo aver passato le maggiori difficoltà, con una facilità che solo il giorno prima non mi sarei neanche sognato, eccomi già nella parte sommitale, che non ripetevo da quasi un anno (gli ultimi 15 metri di muro molto tecnico, appena strapiombante saranno circa 8a). Qui ho iniziato a sentire la fatica ed ho temuto un po’ di concludere prematuramente la mia “corsa”. Insomma è stato un bel finale, che ha messo un po’ di pepe a questa 5a salita (la prima non americana) di Necessary Evil.

Questa via liberata da Chris Sharma nell’inverno 1997 è stata ripetuta solo dai migliori climber americani, malgrado le numerose visite ricevute. Prima da Tommy Caldwell e Jason Campbell nel 1999 e 2000, più recentemente - alla fine del 2001 - da Dave Graham che non ha fatto come al suo solito il crux in due tentativi in giornata, anche se era sul suo tipo di scalata preferito! (Passo di boulder su micro-prese). Nessuno finora ha fatto la via più velocemente, visti i miei 7 tentativi in tutto: 6 sedute di lavoro più 1 solo vero tentativo!

La settimana successiva è stata abbastanza difficile in generale e deludente in quanto a realizzazioni, ma, per una volta, sono riuscito a restare sorprendentemente “zen” davanti ad una simile disfatta. Come previsto, nel mezzo del viaggio sono tornato così a Salt Lake City per tenervi degli stage d’allenamento e partecipare alla gara di boulder della nuova sala di arrampicata The Front. Mi sono ben destreggiato sui passaggi di qualificazione dai movimenti super spettacolari, ma ho pagato il prezzo dell’attuale entusiasmo che gode oltre oceano il bouldering, e dunque del forte aumento del numero di atleti di buon livello in questa disciplina (per non parlare dei massimi livelli... ).

Ho mancato la finale per un tentativo di troppo nel primo blocco: una partenza in salto a due mani su di un volume, stile “dunk” alla Michael Jordan! Tanto peggio, ne ho approfittato per assistere ad uno spettacolo super con i miei amici di Salt Lake City e lo sfrenato Jerry Moffat di passaggio nell’Utah.

E’ stato uno show all’americana: un’organizzazione ben rodata, un folto pubblico ben riscaldato dal commentatore o dal DJ e dai suoi mix musicali. Passaggi iper-duri ed alti con dei lanci finali obbligatori e conseguenti cadute allucinanti. Dal lato dei climbers, alcuni nuovi mutanti oltre alle solite macchine da boulder, degli showman, dei super-eccitati o dei “cool” (freddi, ndt), non per questo meno efficaci… E poi c’è Sharma, Mister Chris Sharma che, fedele a se stesso, senza esagerare, si permette di surclassare tutti mentre dice di non essere in forma… Quanto basta per snervare quelli che si sono allenati come pazzi tutto l’anno per questa gara!

Ho scelto di tornare a Las Vegas “by plane”, molto più sicuro, per fare visita alle falesie invernali dove solitamente non ho la possibilità di arrampicare a causa del caldo torrido. La prima è stata The X Cave, una piccola grotta sperduta nel deserto a Nord di Las Vegas. Qui ho apprezzato moltissimo l’isolamento, la natura incontaminata ed arida, la calma, specie dopo l’eccitazione della gara e della civiltà “smisurata”.

Ero solo con Jason Campbell, e quel giorno non c’era un soffio di vento; quando tacevamo, regnava il silenzio assoluto come non avevo ancora mai udito: né un lontano rumore di auto, né il minimo ronzio d’insetto o canto d’uccello... roba da pelle d’oca!

Ho ripulito “a vista” tutto questo piccolo settore composto da una dozzina di vie di grado 7 ed 8 la cui altezza non passa mai i dodici metri per uno sviluppo che raggiunge i 25 metri: un vero soffitto! Ne ho approfittato per mettermi in tasca la prima ripetizione, per di più on sight, della via più dura, un 8b non battezzato.

Ci tenevo veramente a tornare a Mount Potosi, dove avevo scalato un po’ nel 1999 con Yuji Hirayama e Cristian Brenna, e dove mi erano rimaste molte vie dure da provare. Si tratta di un’impressionante grotta di calcare giallo arancio con una cinquantina di vie dai 15 ai 40 metri di sviluppo, una più strapiombante dell’altra! Non sapendo bene da quale cominciare, ho deciso di salire Atlantis, un 8c provato tre anni prima, approfittando per decifrare la parte allungata, i 4 spit sopra la catena (un progetto).

Ho dovuto abbassare subito la cresta, fermandomi su di un lancio super aleatorio con destinazione cieca, o meglio, nascosta sopra il bordo di un tetto: avevo già dovuto impegnarmi oltremodo per venire a capo dell’8c che mi è riuscito solo al quarto tentativo! Attenzione ai cultori: bisogna essere molto coordinati e forti psicologicamente, perché il lancio è già molto “strange” ed aleatorio di suo, poi con la fatica dell’8c nelle braccia (non c’è riposo in catena!) e la pressione di un tentativo “dal basso”, è ancora tutta un’altra storia!
Anche se stanco, ho finito la giornata in bellezza mettendomi in tasca un altro 8b a vista: T2, una linea oltremodo strapiombante proprio nel centro della grotta!
A presto...

François Legrand


François Legrand
Arrampicatore Professionista e
Consulente Tecnico per materiale da arrampicata di:
www.lasportiva.com
www.beal-planet.com
www.pusher.com
www.cebe.com
Note: Necessary Evil è quello che ben si può dire un boulder: da terra al secondo spit solo 6 movimenti, su cacchette immonde, con piedi sgommati e unti (cosa alquanto buffa)"

Liberata da Chris Sharma, nell’inverno 1997, è stata ripetuta solo dai migliori climber americani, malgrado le numerose visite ricevute. Prima da Tommy Caldwell e Jason Campbell nel 1999 e 2000, più recentemente - alla fine del 2001 - da Dave Graham.

"Ero solo con Jason Campbell, e quel giorno non c’era un soffio di vento; quando tacevamo, regnava il silenzio assoluto come non avevo ancora mai udito: né un lontano rumore di auto, né il minimo ronzio d’insetto o canto d’uccello... roba da pelle d’oca!"

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