Stelle e Tempeste, nuova via sul Petit Clocher du Tacul, Monte Bianco

Il 24 e 28 agosto 2011 Andrea Giorda e Maurizio Oviglia hanno aperto Stelle e Tempeste (220m più 130m di canale di neve, ED. 7a+/RS2/III, 6b obbl.) nuova via sulla parete Sud Est del Petit Clocher du Tacul 3682m (satelliti Mont Blanc du Tacul, Monte Bianco). La via è stata dedicata a Gaston Rebuffat.
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I satelliti del Monte Bianco del Mont Blanc du Tacul
archivio A. Giorda
Aprire una via sul Petit Clocher du Tacul è “come giocare sull’erba di Wembley” scrive Andrea Giorda. Come dargli torto? Qui si è dentro alla bellezza assoluta dell'inimitabile giardino di guglie, pennacchi e vette dei satelliti del Mont Blanc di Tacul. Di fronte a questo spettacolo tutti - alpinisti e non alpinisti - possono solo togliersi il cappello. Si può solo ammirare, con rispetto, tanta bellezza! Poi, gli alpinisti con un po' di memoria (merce spesso rara di questi tempi), non possono che pensare a Gaston Rebuffat, autentico esteta dell'alpinismo e dell'arrampicata. Dunque di questo “tratta” Stelle e Tempeste, la nuova linea, prima vista dall'occhio attento di Maurizio Oviglia, e poi (quasi in punta di piedi) salita insieme ad Andrea Giorda. Tratta di bellezza e del difficile tentativo di interpretarla... con rispetto.

STELLE E TEMPESTE, UNA LINEA PER GASTON REBUFFAT di Andrea Giorda

“L’alpinista è un uomo che conduce il suo corpo là dove un giorno i suoi occhi hanno guardato”, e sì caro Gaston hai ragione, Maurizio che come me ha il tarlo dell’apritore, non riesce neanche a ripetere una via in santa pace, senza buttare l’occhio intorno alla ricerca di nuove linee. Ripetendo una via sulla Chandelle, ha notato una bella guglia un po’ nascosta, il Petit Clocher du Tacul e documentatosi, ha scoperto che aveva solo una via in artificiale aperta nel ’67, con 40 chiodi e 20 cunei!

L’apritore è un sognatore, un cercatore di tesori che spesso vede svanire i suoi progetti su tracciati improponibili, non sempre lo dice, come il giocatore di carte parla sempre della mano favolosa e non di tutte le volte che l’hanno ripulito. Valutiamo insieme le possibilità dalle foto, diedri e fessure sembrano condurre fino in cima. Aprire una via sui satelliti satura le nostre più bieche ambizioni, ma è anche una bella responsabilità, è come giocare sull’erba di Wembley, qui gli apritori si chiamano Piola, Vogler, Bonatti… una via un po’ meno di bella sarebbe come tirare un rigore alle stelle.

L’unica è andare a vedere, raschio il fondo del barile delle mie ferie e martedì 24 agosto siamo alla base del facile canale tra la Chandelle e il Trident du Tacul. In breve siamo all’attacco, i primi due tiri scorrono veloci e ci entusiasmano, arriviamo ad una bellissima placca che Maurizio forza per mantenere una linea retta ed essere certi di non finire sulla vecchia via. Ma la mitica meteo di Chamonix fa cilecca e mi ritrovo sul tiro successivo incrodato da una improvvisa tempesta che ci obbliga alla ritirata.

Certo siamo un po’ abbattuti per la fregatura del tempo, ma il morale è alto, abbiamo azzeccato una linea all’altezza delle aspettative, che non sfigura con le vie che ci circondano. Risalendo il calvario del col Flambeau, per raggiungere il rifugio Torino, si ammazza la noia cercando un nome alla via che sarà. L’incanto dei luoghi, la linearità della via e forse i nostri non più verdi anni, fanno nascere l’idea di dedicare la scalata a Gaston Rebuffat.

Rebuffat, ormai scomparso più di 25 anni fa, nella frenesia muscolare di questi anni è stato un po’ dimenticato, eppure nessuno come lui ha influenzato generazioni di alpinisti con i suoi scritti, le sue immagini ed i suoi film. A cominciare dal suo profilo, allampanato, capelli ricci neri con taglio alla Bart dei Simpson. La “besula” (il mento prominente), i maglioni ricamati e i calzettoni bianchi. Elegante, leggero, perennemente in equilibrio a fare da pennone su guglie impossibili. Gaston ha creato un immaginario della montagna sconosciuto prima di lui, veniva da Marsiglia, un po’ la Napoli francese, scalava nelle Calanques in riva al mare ed aveva dovuto farsi accettare nell’esclusivo ambiente delle Guide di Chamonix.

Quando nel 1974 uscì il suo libro “ le 100 più belle ascensioni del Monte Bianco”, scoprii un mondo e un approccio molto diverso dai cupi racconti rancorosi dei libri di montagna. Gaston esaltava il bello, l’estetica, la lealtà, il rispetto delle regole, l’amicizia, l’altruismo e, raro per una alpinista, era ammirato e pieno di elogi per i suoi colleghi che avevano aperto vie famose. Ogni via del libro, a partire dalla numero uno alla numero cento, faceva parte del il viatico dell’Apprenti Montagnard (Apprendista alpinista), dove il gelo, i bivacchi, i grandi sforzi, non erano più delle pene da sopportare, ma delle tappe obbligate per entrare all’unisono con il meraviglioso mondo della montagna.

Aiutato dalla fotografia di George Tairraz, condiva il tutto con immagini che colpivano chiunque, anche chi in montagna non c’era mai andato. La moglie racconta, in una intervista, che fin la Nasa le chiese la famosa foto di lui in equilibrio sul Pic de Roc , per metterla su un satellite e mostrare agli alieni le meraviglie della Terra! Nei suoi film spesso la corda ha un solo valore estetico, pende nel vuoto inutilizzata, mai che munga un chiodo.. Forse è eccessivo, lontano dalla realtà, ma il sogno non deve avere limiti. “Le 100 più belle” fu anche criticato dai vecchi tromboni , che vedevano classificata la montagna e lo accusarono di indurre alla gara per raggiungere la numero 100. Ammazzando lo spirito di ricerca sulle guide complete, come ad esempio la ” Vallot”, la Bibbia del Monte Bianco.

Negli anni ’70, seguendo i dettami dell’Apprenti Montagnard, con l’amico Enrico Camanni avevo iniziato le “100 più belle” dal Dente del Gigante. Oggi domenica 28 agosto 2011 sono di nuovo qui con Maurizio alla base della nostra nuova via. Fa un freddo boia, ci sono alcuni gradi sotto zero e grazie a una nevicata del giorno prima, i tiri iniziali hanno un aspetto patagonico, incrostati di neve e di ghiaccio.

Non abbiamo la flemma di Gaston, che ci ricorderebbe che la montagna cambia in un attimo e lanciamo qualche imprecazione, ma mettiamo in campo tutta l’esperienza possibile acquisita in anni a”ravanare” sulle montagne. Non ci arrendiamo, io mi guadagno la giornata salendo in scarponi una fessura intasata dal ghiaccio, e scopro che i friend sgusciano in condizioni invernali. Maurizio si avventura su un liscio traverso da brivido infestato da lingue di neve. E’ bagnato e dobbiamo annullare un obbligatorio sulla placca, aggiungendo una protezione in più. Poco male, ma tutte le fessure sono salve.

Con caparbietà raggiungiamo l’ultimo tiro, e scopriamo che la vera punta del Petit Clocher molto probabilmente non è mai stata salita. In cima, la guglia si restringe e le vie si congiungono. Dopo gli ultimi vecchi cunei di legno non vi è più traccia di passaggio e si trova un evidente spuntone dal quale si sono calati i primi salitori. Per noi una soddisfazione in più, che scaliamo gli ultimi 15 metri, intonsi, in uno dei luoghi più frequentati delle Alpi. La Chandelle e il Trident sono molto più in basso, dando dignità alla nostra punta. Un po’ di serenità dopo tanta sfortuna.

Già, dobbiamo dare un nome della via, ”Horizons Gagnés” verrebbe spontaneo, buona parte di quel film è stato girato sul Capucin qui a fianco, ma è pomposo e sa di pensione, non ci piace. Visto la meteo avversa, che non ci ha favoriti, sarà “Stelle e tempeste” il film con cui Rebuffat vinse,nel 1955, il Gran premio al Festival di Trento .

Nella vita si fanno incontri straordinari, ed io ho avuto la fortuna di incontrare e scambiare due parole con Gaston Rebuffat. Conservo ancora l’autografo sul volume delle 100 più belle, ad Andrea... pur nella calca di una conferenza alla quale era stato invitato, non mi deluse, mi fece alcune domande in italiano, con calma, ero uno dei tanti, poteva spazientirsi, invece fu attento e comprensivo delle mie curiosità.

Era alto, magrissimo, il sorriso dolce e gli occhi un po’ incavati. La malattia che portava dentro e che l’avrebbe allontanato per sempre dalle sue montagne, era forse già iniziata. L’avrà affrontata con dignità, nella casa di Parigi, lontano da Chamonix, accettandola come il gelo e i bivacchi di quando era alpinista.

* "Les montagnes qui charpentent la terre sont les plus stériles et les plus inutiles formations de la planète, sauf pour les géologues, les géographes, les constructeurs de barrages et pour ceux qui rêvent de grandes étendues. Dans leur nudité absolue, dans leur pauvreté extrême et leur beauté mystérieuse, les dômes de glace et les flèches de granit ne sont là pour rien d'autre que le bonheur des hommes. Gaston Rebuffat

Andrea Giorda CAAI

*Le montagne che circondano la Terra sono le più sterili e inutili formazioni del pianeta, salvo che per i geologi, i geografi, i costruttori di dighe o chi sogna grandi distese. Nella loro nudità assoluta, povertà estrema e bellezza misteriosa, le cupole di ghiaccio e le guglie di granito, sono là per nient’altro che per la felicità degli uomini.Gaston Rebuffat
Si ringrazia la Biblioteca Nazionale del Cai di Torino per il supporto documentale
.

NB. Precisazione del 5/09/2011
“Lamberto Camurri, attento conoscitore del Monte Bianco, ci segnala gentilmente, dopo aver visto il nostro itinerario su Planetmountain,  che lo scorso anno una cordata francese, forse incuriosita dalle indagini di Maurizio, ha aperto una via sul Petit Clocher chiamandola  “Tunnel Sur Prise”. Qualsiasi indagine dell’ultimo momento su internet da noi effettuata, non ha dato esito, in quanto gli alpinisti francesi hanno chiamato la vetta con un altro nome,  Aiguillette du couloir des Aiguillettes (anche Piola la chiama Petit Clocher du Tacul ).
Una buona notizia per i ripetitori, che grazie a un po’ di sana competizione, hanno due vie in più su questa splendida punta, emersa improvvisamente da un ingiusto oblio.
I tracciati hanno  dignità, caratteri e linee indipendenti e si incrociano solo per pochi metri nella seconda lunghezza .”  
Andrea Giorda e Maurizio Oviglia

>> Scheda via STELLE E TEMPESTE - Petit Clocher du Tacul (Monte Bianco)

Selezione di filmati di Gaston Rebuffat in rete:
Prendetevi del tempo, una serata tranquilla e scorrete questa selezione di filmati. Se già conoscete Gaston Rebuffat ritroverete la sua magia, se siete giovani e non sapete chi è osservateli e ascoltate le parole, scoprirete un grande personaggio e vedete come si scalava 50, 40 anni fa.



Scalata in alta montagna con Gaston:
http://www.youtube.com/watch?v=OhJHBVeOPc0&feature=relmfu
Sulla via Bonatti al Gran Capucin (Les Horizons Gagnés):
http://www.youtube.com/watch?v=zlNQ1Tv8JI0
Documentario della Tv francese su Gaston Rebuffat, prima parte. Potete trovare poi le altre 3 parti su Youtube:
http://www.youtube.com/watch?v=yJtC_Of1mkc&feature=related



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