Cresta Kuffner, seguendo il sole verso la cima del Monte Bianco

Se dovessimo stilare una classifica delle più belle salite di alta montagna delle Alpi, la Cresta Kuffner al Mont Maudit nel gruppo del Monte Bianco sarebbe sicuramente nella Top 10.
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Cresta Kuffner, Mont Maudit, Monte Bianco
Cain Olsen

"Percorso di cresta fra i più belli e classici del Monte Bianco, in ambiente magnifico d'alta montagna. Vario, su terreno misto e con tratti nevosi assai affilati e aerei." (Gino Buscaini).

Se dovessimo stilare una classifica delle più belle salite di alta montagna delle Alpi, la Kuffner al Mont Maudit sarebbe sicuramente nella Top 10. Un itinerario che rimarrà nella storia dell'alpinismo. Linea logica, estetica, espostissima. Quella linea che tutti gli alpinisti sognano. Mai banale ma allo stesso tempo mai estrema. Era sulla mia lista delle salite "da fare" da quando ho iniziato a guardare le montagne. Non si capisce bene come funzionano queste dinamiche: la guardi per anni, conosci la relazione a memoria, ma non ti impegni seriamente a fissare una data. Poi, per una serie di coincidenze, da un giorno all'altro ti trovi all'attacco!

Decido di effettuare la salita nei primi giorni dell'agosto 2009 con Damiano. Ci incontriamo alle 13.00 all'uscita di Arluno con un caldo insopportabile per i nostri gusti. Fino a Courmayeur discutiamo sulla giusta via da fare in base alle condizioni. Il Pilone, la Kuffner o la Gervasutti? Scelta non facile, tutte classiche, tutte belle, tutte "da fare". Prevale la Kuffner. Saliamo al Rifugio Torino con la vecchia funivia. Per fortuna non c'è il solito affollamento e riusciamo a rilassarci in vista del prossimo impegno.

Sveglia a mezzanotte, colazione al lume di frontale e alle 1.00 siamo già in marcia. Se la sveglia è il momento più difficile di queste salite "occidentali", i primi passi al buio sulla neve dura con i ramponi è sempre una grande emozione. Cielo stellato, assenza di vento, temperatura perfetta. Dopo poco tempo, passando sotto il Grand Capucin, arriviamo all'attacco diretto (evitando il Col de la Fourche). Damiamo mi assicura e, sempre al buio, supero la terminale ed inizio a salire il ripido colatoio nevoso. Dopo 20 metri trovo ghiaccio vivo e aggiungo una vite. Proseguo fino a quando finisce la corda di 50 metri. Altra vite con T-bloc e dico a Damiano di seguirmi. Quando arrivo al colletto, faccio una sosta veloce e recupero il mio compagno. Da qui inizia la cresta vera e propria. Vediamo le frontali di due alpinisti dietro di noi che partono dal Bivacco de la Fourche. Si continua su un tratto di misto, ancora al buio, non facile per l'orientamento visto che non ci sono passaggi obbligati. Alle 5.30 si inizia a vedere qualcosa. Alla nostra sinistra, il circo della Brenva e sa parete Sud-est del Monte Bianco che inizia a tingersi di rosa. A destra lo sguardo spazia dal Dente del Gigante fino alla forma inconfondibile del Cervino. Sulle famose creste nevose esposte ed aeree, le nostre macchine fotografiche digitali scattano ad ogni passo. Difficile trovare un'immagine più emblematica di questa salita. Subito dopo, siamo alla Punta dell'Androsace (4107m), immagine di fiore in questo mondo selvaggio, a ricordo dei primi quattro membri del Club "L'Androsace" di Ginevra, che ne compirono la prima ascensione. Evitiamo la torre a sinistra, salendo un canalino di roccia, impegnativo con i ramponi.

Salendo, mi vengono in mente le parole di Roberto Iacopelli: "Ogni tanto quando salgo queste grandi direttrici logiche delle alpi, sui singoli passaggi mi viene da immaginare le vicissitudini dei primi salitori. Solo il pensiero dell'attrezzatura ottocentesca mi fa rizzare i capelli! Quando sarete lì, esposti sulla cresta, provate a pensarci anche voi. Questo era l'alpinismo di un altro tempo, una realtà a noi sconosciuta, un modo di andare in montagna con un approccio totalmente differente da quello di oggi. Sicuramente più affascinante e coinvolgente, meritevole di ogni rispetto per il contenuto umano di ingegno, tenacia e coraggio che comportava."

Si continua sempre con questo stile, molta conserva corta e qualche tiro quando serve. Le due cordate hanno un ottima sintonia, non c'è bisogno di parlare. Il morale è alto perchè stiamo bene, le condizioni sono ottimali e la meta è sempre più vicina. Rompiamo un pezzo di cornice e sbuchiamo sull'estetica spalla NE del Mont Maudit. Sulla nostra destra vediamo il Col Maudit e la fila di alpinisti che percorrono la via normale dal Rifugio Cosmiques. In cima, neanche una nuvola in cielo, ci basta uno sguardo di intesa per capire che la salita non finisce qui. "Seguiamo il sole, come i primi salitori"! Alle 13.00 siamo in vetta al Monte Bianco, dove ci rilassiamo per una buona ora guardando gli alpinisti che decollano con i parapendii. Il nostro sguardo li segue, con un pò di invidia, fino a Chamonix. Cielo blu, assenza di vento, temperatura perfetta! Poi, lentamente scendiamo al Rifugio Tete Rousse. Il sole ci saluta e noi ci fermiamo per riposare. La mattina dopo, con molta calma, ridendo e scherzando, scendiamo a valle e rientriamo a Courmayeur.


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