Gutturu Cardaxius, la Sardegna dell'arrampicata

Bruno Fonnesu e Maurizio Oviglia, con la speciale partecipazione di Manolo, presentano il Gutturu Cardaxius, il canyon nel sud della Sardegna che, con le sue 4 bellisssime falesie, si propone come la nuova mecca dell'arrampicata nell'Isola.
Nel sud della Sardegna c'è un nuovo stupendo canyon per arrampicare... Si sa, soprattutto nel “grande” mondo dell'arrampicata, le voci corrono, la gente mormora e il “tam tam” era già da un bel po' arrivato anche da queste parti. Poi, qualche giorno fa, è arrivata anche la notizia che Manolo, proprio in quel paradiso, ha liberato un bel tiro dall'incerta gradazione (8a+ o 8b?). Ora, poiché “il mago” ci ha abituati a ben altro, abbiamo deciso di disinteressarci del grado e della sua quasi on-sight (visto che per i più pignoli bisogna tener conto anche della sua calata di un anno fa per indicare i punti dove poi il chiodatore ha messo gli spit). Invece, prendendo la palla al balzo, abbiamo deciso di parlarvi di questo nuovo “paradiso dell'arrampicata”.

A presentarci il fantastico mondo di Gutturu Cardaxius (questo il nome del canyon) e delle sue 4 falesie (Istentales, Piccolo Canyon, Sardus Pater e Banana Republic) è Bruno Fonnesu a cui si è aggiunto Maurizio Oviglia per la falesia Banama. All'infaticabile Bruno, già conosciuto per le sue opere ciclopiche in quel di Masua, si deve il merito della scoperta del tesoro e dell'invenzione del progetto coadiuvato da Giorgio Enne e Andrea Puddu. Una raccomandazione: se avrete la pazienza di leggere la genesi e le idee che hanno ispirato le falesie di Gutturu Cardaxius scoprirete quanta passione ma anche quanta competenza c'è e deve esserci nel lavoro del “chiodatore”. Non è una novità ma è bene, ogni tanto, ricordarlo. Come val la pena ricordare che il Gutturu Cardaxius è davvero una meraviglia della natura, e tale deve rimanere.



GUTTURU CARDAXIUS, NUOVA MECCA DELL’ARRAMPICATA NEL SUD SARDEGNA? di Bruno Fonnesu
Chiunque percorra il canyon di “Gutturu Cardaxius” ed è appassionato di roccia non può fare a meno di camminare con il naso all’insù: figuratevi nella mia mente cosa potevo concepire con la fantasia, quando passavo tra quelle pareti immerse in una grande oasi selvaggia! Ogni tanto mi fermavo su piccole paretine ed arrampicavo senza corda per sentirmi solo, io e la roccia. Provai delle forti emozioni anche salendo su un 4° o un 5° grado.
L’idea di chiodare nel canyon nasce da questo e dal grande silenzio che il posto ti regala, silenzio che aveva suscitato in me una grande emozione e desiderio di vedere un giorno tanti amici arrampicare su queste pareti, per provare le stesse sensazioni che avevo provato io. Per cominciare i lavori dovetti cercare un compagno, da solo sarebbe stato troppo faticoso e dispendioso! Provai a coinvolgere in questo progetto il mio amico Giorgio Enne che fu ben felice di collaborare anche per quanto riguarda il lato economico. Una delle pareti più comode e accessibili nonchè la prima ad essere attrezzata fu proprio “Istentales”. Dopo un primo intervento di pulizia e disgaggio generale cominciammo a segnare e chiodare le prime vie ed ogni volta l’emozione era sempre più forte per proseguire il lavoro, fino a raggiungere ben 19 vie più altre 6 nella paretina che si trova di fronte.
In seguito Andrea Puddu cominciò la chiodatura del “Piccolo Canyon”: anche lì io e Giorgio fummo coinvolti per aiutarlo a portare a termine la chiodatura.
Si continuò con “Sardus Pater”: per raggiungere questa parete è stato necessario mettere degli scalini in ferro su una paretina di circa 4 metri per facilitare l’accesso poiché era troppo complicato arrivarci. Alla chiodatura di “Sardus Pater” oltre io Andrea e Giorgio collaborò anche Manolo segnando le linee di 5 vie che insieme ad Andrea in seguito chiodammo. E per finire “Banana Republic”, di cui meglio di me dirà sicuramente Maurizio.
Con quattro falesie questo Canyon si propone come una delle zone più interessanti e meno conosciute della Sardegna. Certo è isolato e selvaggio, ma non è forse questo un pregio? Inoltre è a pochi passi dalla bellissima costa Masua/Buggerru, una delle più selvagge dell’isola, che non mancherà di stupirvi.

BANANA REPUBLIC di Maurizio Oviglia
La prima volta che vidi quella parete, era circa la metà degli anni novanta. Ad esser sincero non la presi neanche in considerazione. Strana era strana, ma mi pareva così liscia e strapiombante da essere totalmente inarrampicabile. E per di più mi sembrava troppo corta. In quella valle zeppa di pareti tornammo nel ‘99 con Mariano Zurru, decisi a chiodare qualcosa. Non c’erano certo problemi di scelta, viste le decine di pareti, ma di nuovo non considerammo quella faglia strapiombante. Ci trascinammo invece, stracarichi, sino alla base di quella che oggi è la falesia di Sardus Pater. Ma faceva caldo, la base della parete era scoscesa e piena di vegetazione... insomma il lavoro da fare sembrava titanico e noi eravamo solo in due! Insomma ci scoraggiammo e tornammo giù. Quella sera stessa iniziammo però a chiodare Wild cadapria a Masua, e di quel Canyon ci dimenticammo quasi totalmente.
L’anno scorso, con Simone Sarti, decidemmo di tornare. Nel frattempo ero stato altre volte nel Gutturu, per ripetere le vie delle bellissime falesie che stava chiodando Bruno Fonnesu. Simone era un po’ scoraggiato dal fatto che nel sud Sardegna mancassero prospettive di falesie estreme e stava perdendo la motivazione. Mi offersi di dargli qualche idea e girammo in un giorno caldissimo di luglio tutta la zona a caccia di pareti: più di una volta dovemmo toglierci le zecche dalle gambe. Finimmo di nuovo alla base di quella parete e Simone mi convinse ad andare a vedere. Non era poi così bassa, qualche presa la vedevamo, e in dieci minuti decidemmo che dovevamo iniziare a chiodare... Tornammo una prima volta e nacquero le prime due vie, “Vox Populi” e “Feedback”. Poi Simone cominciò ad andare a Jerzu e poi a Quirra, aveva i suoi progetti, ed io rimasi da solo col mio che non mi lasciava in pace. Per un anno chiodai in solitudine, poi Giampaolo Mocci si offerse di accompagnarmi. Alcune linee sembravano futuristiche, anzi decisamente impossibili. Ma qualche tacca c’era, qua e là. Erano sfide di una bellezza disarmante ma...appunto...impossibili. Sicuramente qualcuno, prima o poi, le avrebbe addolcite scavandoci o migliorando le prese...così – anche se di solito mi astengo dal chiodare cose troppo sopra il mio livello - decisi che l’unica cosa da fare era chiodarle, immaginandone in qualche modo i movimenti. Avrei sempre potuto esercitare il diritto di “proprietà” sulla via e, prima di toccarla, mi avrebbero dovuto chiedere il permesso... Era in un certo senso un tentativo di salvare un qualcosa per le nuove generazioni... Decidemmo insieme a Manolo che lui avrebbe chiodato le linee più dure, ma in quei giorni non aveva trapano nè spit, ed io ero all’estero... Dovetti quindi farlo io successivamente, sperando di aver interpretato – o meglio immaginato - al meglio linee di cui ora, non riesco a fare neanche un passaggio...
Ora la falesia è pronta (anche se non è satura), e anche il nome è stato trovato, in un momento di depressione dopo le ultime elezioni... sarde e nazionali. Mancavano solo le vie di riscaldamento e per gli “umani”, e ci ha pensato il generoso Bruno Fonnesu, chiodando il lato B della falesia, esattamente speculare in tutto a quello A... Quanto a me e Giampaolo, siamo riusciti a liberare quel che potevamo fare, con l’estate alle porte, la forma in calo ed il caldo che aumentava di giorno in giorno. Lui si è concesso Fessbuk (7b+) ed io lo Psiconano (7c). Il resto lo lasciamo ai fortissimi che verranno...
Che dire, metto le mani avanti e dico che non so se questa falesia piacerà a tutti. Certo è che è eccezionale, nel senso che ho visto poche cose simili, se non a Cimai... La sua particolare morfologia, poi, la rende estremamente fotogenica, il che ha già fatto dire a qualcuno che l’arrampicata non è in fondo all’altezza delle foto... nonostante pochissimi ci abbiano finora messo le mani e possano parlare con cognizione di causa. Le vie non son certo lunghe, dai 15 al 20 metri nel settore dello specchio, ma vi assicuro che arrivarne in cima non è cosa semplice! E quando è duro duro, già un masso di tre metri sembra altissimo, figuriamo doverne fare 15!

MANOLO E IL GUTTURU CARDAXIUS di Maurizio Oviglia
Come tutti i vip che si rispettino, anche “il mago” è molto chiaccherato. Lo si vede, poi non lo si vede più... ma dovè, chi l’ha visto, con chi era, qualcuno insinua addirittura che non esista veramente! Tutto si può dire e si può pensare ma di certo però non si può negare che Manolo abbia fiuto... Ovunque ci sia qualcosa di nuovo e di bello, lui è andato a vedere... e toccare con mano. Il fatto che torni ormai da tre anni nel Gutturu Cardaxius, dovrebbe quindi far riflettere. La prima volta che combinammo ci trovammo alla falesia del Piccolo Canyon con mogli e bambini al seguito. Lui era insieme al suo amico emiliano Gabriele Bernazzoli con cui, si dice, ingaggi tra l’altro entusiasmanti tornei di bocce in spiaggia. In meno di mezza giornata polverizzò tutte le vie della falesia, di cui non sapevamo ancora bene le valutazioni. Avevamo bisogno di un parere da lui, ma parlare di gradi col “mago” è notoriamente una telenovela. La si finisce sempre con “un po’ più dura di quella là... ma forse no...ma se tu dai quella così allora...” terminando sempre con un “ma se li dai tu è meglio...”
Si, soprattutto per quelli che verranno! Aggiungo io!
L’anno dopo, il 2008, qualcuno mi avvertì che il mago si era nuovamente materializzato nel canyon, così lo misi a conoscenza della nuova falesia Banana Republic con un sms. Di nuovo polverizzò tutte le vie della falesia – ce n’erano 5 chiodate - nonostante non avessimo ancora avuto il tempo di pulirle. Poi mi chiamò entusiasta. Gli offersi allora di ribattezzare la via più dura, che aveva appena liberato. Ci pensò su un anno e da “Feedback” il nome cambiò in “Prese...piccole”: pensava probabilmente agli scandali del nostro presidente... ma non vorrei che adesso fosse querelato per quella che è solo una mia supposizione! Viva la libertà di stampa e di satira applicata ai nomi delle vie! Il grado? Anche quello ci volle un anno per capire che si trattava di 8b... o giù di lì.
I giorni scorsi Manolo è tornato per la terza volta nel Gutturu. Aveva pochi giorni, così non ha potuto dedicarsi ai progetti di Banana. L’anno prima aveva aiutato Bruno Fonnesu a “segnare” le vie più dure della nascente falesia di Sardus Pater. Così, quest’anno si è concesso la salita al primo colpo (non è proprio a vista ma quasi) della via più dura, “Babai”. Un boulder di dita su una sola goccia, su roccia verticale. 8a+? 8b? I ripetitori diranno. Non contento ha poi salito la vicina Antonicu, che io avevo salito in top rope e gradato 8a. Mi dice che sicuramente è più facile, ed in confronto a Eternit è un sentiero... Ne eravamo certi, d’altra parte tra il 7c+ ed il 9a una certa qual differenza c’è ancora... Quali che siano i gradi, per noi chiodatori è certo un onore che le sue dita d’acciaio abbiano firmato e sigillato le nostre creazioni... Poi forse ci andranno anni perchè queste falesie diventino di moda, e forse non lo saranno mai. Ci basta che colui che un giorno arriverà in cima alla più dura delle vie di Banana Republic si ricordi di noi, chiodatori “nulla-tenenti” ma un poco visionari, almeno solo per un attimo...

GUTTURU CARDAXIUS DEI COLORI di Maurizio 'Manolo' Zanolla
Frequento la Sardegna dal 1979 dove sbarcai, la prima volta, con un enorme piede di porco forgiato a mano da un ormai scomparso artigiano feltrino. Non era mia intenzione scardinare nessuna banca ma bensì, per lavoro, le rocce del Sopramonte e precisamente quelle che dal Gennasilana portano al Gennacroce. Cosa che mi riuscì benissimo al primo masso sfondando e bloccando, non senza orgoglio, l’orientale sarda per alcuni giorni. La cosa più straordinaria comunque rimane il fatto di aver raggiunto la Sardegna attraversando quasi tutta l’Italia, con corriere e treni, senza essere assolutamente arrestati; questo la dice lunga sul cambiamento, non solo della penisola italica.
Ora in Sardegna ci vado in vacanza e si sa che la costa Smeralda non è certo da parte mia la meta più ambita. Mi piace da sempre scalare in solitudine e perdermi nei silenzi di quelle gole, ancora selvatiche, dove anche l’inquinamento luminoso non è ancora arrivato e le stelle le vedi davvero ancora vicine. Ma ormai anche le codule del Sopramonte sono diventate lentamente sempre più rumorose e le falesie più nascoste a volte incredibilmente affollate. Forse è per questo che negli ultimi anni, a parte un doveroso omaggio alla costa orientale, ci infiliamo nelle ultime gutturu dell’Iglesiente che incidono selvagge quella straordinaria costa così diversa anche nei colori, quasi che il maestrale che arriva dalla Spagna li avesse rubati da una tavolozza di Picasso e sbattuti disordinatamente fra le voragini delle miniere, presenza inquietante di un periodo di vita e di storie drammatiche.
Ormai non corro più freneticamente da una falesia all’altra ma, se posso, scalo dove non c’è nessuno, solo pietra e ambiente. Questa gola mi ha affascinato semplicemente perché è diversa, proprio nei colori e nella storia. Onestamente non m’interessa se avrà  momenti di fulgida luminosità fra gli arrampicatori, di sicuro c’è ancora moltissimo da esplorare e le potenzialità non mancano. E’ bello trovare qualcosa di pronto da scalare in luoghi così e per questo ringrazio con rispetto soprattutto coloro che davvero lo fanno con quella passione che a volte sembra non trovare ragione.
Gutturu Cardaxius è diversa anche nelle sue falesie, “per il momento" non è ancora cambiata e questo “per il momento” mi piace.


LE FALESIE DEL GUTTURU CARDAXIUS
Accesso al canyon: l’accesso più semplice è il seguente. Da Cagliari a Iglesias, quindi raggiunta la costa proseguire sino a Nebida e Masua. Seguire la strada per Buggerru e, appena prima del bivio per la bellissima spiaggia di Cala Domestica, svoltare a destra su una strada sterrata che si inoltra nell’entroterra. Seguirla per poco più di 2 km sino all’inizio del Canyon. La prima falesia che si incontra è Istentales, proprio sulla strada. Circa 1 km dopo, sulla destra, Sardus Pater. Infine sulla strada, poco dopo, il Piccolo Canyon e infine Banana Republic. Gli accessi a piedi sono da 0 a 10 minuti. Attenzione: il parcheggio della spiaggia di Cala Domestica è in estate custodito a pagamento, quindi non vi sono problemi. In tutti gli altri mesi non lasciare valori in auto.
ISTENTALES. la prima ad essere chiodata, è molto frequentata, soprattutto in estate dopo aver passato la mattina al mare. Qui si gode infatti di una piacevole brezza. Una ventina di possibilità dal 4b al 7a, con vie anche per i bambini. Stupende lunghezze sino a 35 m, di splendida roccia. La falesia è in ombra dalle 12 in poi. E’ stata chiodata da Bruno Fonnesu, Giorgio Enne e Flaviano Bessone. Un disegno ed elenco delle vie si trova qui:
www.sardiniaclimb.com/newareas/Istentales/Istentales.html
SARDUS PATER. L’ultima nata, chiodata interamente da Bruno Fonnesu e Massimo Gessa, con la supervisione di Manolo per le vie più dure. Si tratta di un muro con alcuni tiri stupendi, alcuni ancora da liberare. La roccia è piuttosto aggressiva e le vie ancora un po’ da ripulire. L’arrampicata non è certo quella di moda, ma piacerà sicuramente agli amanti della scalata di dita su muri. La falesia è in ombra di pomeriggio ed ha difficoltà comprese tra il 6b e l’8a+.
Per ora non esiste una topos, ma è in corso di pubblicazione la nuova guida Pietra di Luna, di Maurizio Oviglia.
PICCOLO CANYON. Come dice il nome si tratta di un piccolo canyon perpendicolare alla strada, chiodato da Bruno Fonnesu, Andrea Puddu, F. Vinci e G. Enne. Una ventina di vie, dal 5c al 7b, su splendida roccia a lame. Anche questa falesia va in ombra nel pomeriggio.
Un disegno ed elenco delle vie si trova qui:
www.sardiniaclimb.com:8080/sardiniaClimb/jsp/cartoline.jsp?Id=26&lingua=0
BANANA REPUBLIC. E’ una falesia unica nel suo genere, una lastra strapiombante e liscia. Ma questo è il lato A della falesia, mentre il lato B è all’opposto, di placca. Il lato A porta la firma di Maurizio Oviglia e Giampaolo Mocci, quello B di Bruno Fonnesu, aiutato da Maurizio Oviglia. Il lato A è in ombra di mattina, quello B è ovviamente il contrario. Se sul lato B le vie non superano il 6a+, su quello B potranno sfondare il muro del 9...
Foto ed elenco delle vie, del lato A e di quello B, si trovano nella sezione topocard di: www.pietradiluna.com/blog

Ulteriori Info
Altre falesie: la vicina Cuenca del Cabron (Buggerru) o tutte le falesie e vie lunghe di Masua, quasi 200 vie. Lle non lontane falesie di Gutturu Pala e Punta Pilocca. Per tutte queste falesie riferirsi a Pietra di Luna, in corso di riedizione (prevista per la primavera 2010).
Guide: Pietra di Luna, di Maurizio Oviglia, 2002. Nuova edizione prevista per il 2010
Siti internet: www.pietradiluna.com/blog - www.sardiniaclimb.com
Affitto appartamenti: a Nebida, zona falesie e vicino al mare: Lory 0781 47192 – 340 3606054
B&B: da Betty, Villamassargia 0781 75011



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