Luigi 'Bibi' Ghedina se n'è andato

Ieri sera all'età di 85 anni ci ha lasciati Luigi 'Bibi' Ghedina uno dei fondatori del Gruppo Scoiattoli di Cortina, grande arrampicatore e uomo di montagna.
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Luigi Bibi Ghedina
arch. L. Ghedina
Con Luigi Ghedina, Bibi per tutti, se ne va un altro pezzo della storia dell'arrampicata, delle Dolomiti e dell'alpinismo italiano. Cortinese DOC, classe 1924, Bibi è stato uno dei dieci fondatori del Gruppo Scoiattoli di Cortina. Era il luglio 1939 quando quel gruppetto di giovanissimi cortinesi, sull'onda del nascente movimento degli alpinisti “senza guide”, decise che avrebbe esplorato il mondo della roccia e dello sci. Ancora non lo sapevano ma quel gruppetto di alpinisti e sciatori in erba era destinato a scrivere la storia del salire le montagne e anche un nuovo modo di intendere l'alpinismo e l'arrampicata.

Bibi, allora appena 15enne, di quella compagnia di amici era il più giovane e, in qualche modo, anche la mascotte. Ben presto però si distinse per la sue particolari doti di arrampicatore. Doti da artista, visto che fu proprio lui a disegnare quel simbolo degli Scoiattoli che diventò il simbolo di Cortina.

Bibi era la leggerezza e l'eleganza fatta arrampicata e poi aveva il coraggio e la determinazione del leone. Anzi la passione del leone. La stessa passione che, insieme all'amicizia e allo spirito di gruppo, è sempre stato il cemento degli Scoiattoli nei loro 70 anni di storia. Non a caso il motto del Gruppo che divenne ben presto il simbolo di Cortina è da sempre: “Uno per tutti e tutti per uno”. Così tutte le imprese di Bibi riconducono agli Scoiattoli.

Difficile raccontare tutte le vie che Bibi ha firmato. Ma sicuramente non si può non citare il grande viaggio della via Julia sulla grande parete della Tofana di Rozes intrapreso, nel 1942, con altri tre mitici fondatori degi Scoiattoli, Albino Alverà, Ettore Costantini e Romano Apollonio. E poi il lungo sodalizio con Lino Lacedelli che portò alle prime ripetizione della via Carlesso, sulla Torre Trieste, e della Costantini – Apollonio sul Pilastro della Tofana di Rozes, ma soprattutto, nel 1951, alla velocissima prima ripetizione della via Bonatti-Ghigo sul Grand Capucin con la quale Bibi e Lino stupirono il mondo salendola in giornata.

Poi, nel 1952, sempre con Lino Lacedelli e Guido Lorenzi, venne il capolavoro della Cima Scotoni con la realizzazione di una linea assolutamente eccezionale per l'epoca. Quella Lacedelli-Ghedina sulla grande parete sud-ovest della Scotoni è stata considerata a lungo una delle vie più difficili delle Dolomiti e non solo, e ancora adesso è una delle classicissime di alto livello immancabili per uno scalatore.

Proprio grazie a queste vie Bibi fu uno dei selezionati per la spedizione italiana del 1954 al K2, insieme a Lacedelli e Guido Lorenzi. Poi però sia lui sia Lorenzi si infortunarono e persero quel treno che, si sa, portò in vetta della seconda montagna della terra proprio Lacedelli e Compagnoni.

Fu certo una delusione per Bibi, ma fu anche lo sprone per continuare nella sua passione per la montagna che ha sempre continuato ad esplorare, in roccia e con gli sci ai piedi, facendone una ragione di vita. Nel 1945 divenne Guida alpina e poi per moltissimi anni fu proprietario, gestore e anima del Rifugio Pomedes. Quella di Bibi è stata una vita dedicata alle montagne. Una vita intensa, vissuta per l'arrampicata e per le crode. Piena e ricca di queste passioni.

Lo scorso 1° luglio in occasione del 70° anniversario della fondazione degli Scoiattoli, Bibi era in piazza con tutti gli altri. C'era aria di burrasca e il cielo non ha fatto mancare un gran temporale. Ma lui c'era. Come c'era il suo amico Bortolo Pompanin, l'altro rimasto del gruppo dei fondatori. Come c'erano tutti gli Scoiattoli. Ha voluto esserci Bibi forse per dire ancora una volta: Tutti per uno e uno per tutti.
Note:
www
www.scoiattoli.org



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