Simone Moro e Denis Urubko e il progetto invernale sul Makalu

Alla fine di dicembre il bergamasco Simone Moro e l’alpinista kazako Denis Urubko partiranno per la loro nuova avventura che punta alla prima salita invernale del Makalu 8.463m (Himalaya, Nepal) quinta montagna più alta della terra.
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Makalu 8.463m (Himalaya, Nepal) quinta montagna più alta della terra.
arch. Simone Moro
L'inverno e gli 8000 hanno una storia ancora apertissima. Tanto che delle 14 montagne più alte della terra ne restano ancora 6 che aspettano la prima salita nella stagione più fredda. 5 sono in Pakistan: K2, Nanga Parbat, Gasherbrum I, Gasherbrum II e Broad Peak. Una sola nell'Himalaya Nepalese: il Makalu. E proprio a quest'ultimo mira il nuovo progetto invernale di Simone Moro e Denis Urubko che contano di partire per la freddissima e difficile piramide di 8.463m attorno al prossimo Natale.

Come qualcuno ricorderà, Urubko, insieme a Serguey Samoilov, Eugeny Shutov e Gennady Durov, ha già tentato lo scorso inverno di trovare la strada per la prima salita di questo colosso che svetta solitario circa 22 chilometri a est dell'Everest. Ma per il team kazako non c'è stato proprio nulla da fare: il "Grande nero" e il generale inverno hanno scatenato tutte le loro armi migliori (nevicate continue, ghiaccio, tempeste, freddo e tutto il classico repertorio) per negargli qualsiasi speranza.

Senza fortuna anche il tentativo di Nives Meroi, Romano Benet e Luca Vuerich, pure loro lo scorso inverno impegnati a tentare la via invernale a quella che è la 5a montagna della terra per altezza. E probabilmente anche una delle più ostiche e fredde. Rimasti da soli al campo base, dopo la rinuncia di Urubko e compagni, i tre "tarvisiani" hanno tentato ancora ma le condizioni della parete (coperta da un'immensa lastra di ghiaccio vivo) e soprattutto i venti fortissimi li hanno sconsigliati di proseguire.

A questo punto, in discesa dal campo base avanzato, è accaduto l'incidente a Nives Meroi: una fortissima raffica di vento le ha fatto perdere l'equilibrio e la caduta le ha provocato la frattura del perone. La situazione non era certo delle migliori. Da soli, in inverno, in mezzo al ghiacciaio, a più di una settimana di cammino dall'uscita dalla Valle, la cosa poteva davvero prendere una brutta piega. Fortunatamente un miglioramento del meteo ha reso possibile il loro recupero in elicottero. Un'operazione perfetta di cui il merito va alla bravura dei piloti ma anche al team del Nodo Infinito di Manuel Lugli che ha coordinato il tutto. Questo per dire cosa può comportare una spedizione invernale in Himalaya, soprattutto in una Valle così isolata come quella del Makalu.

Va ricordato anche che nel 2006, proprio in un tentativo solitario al Makalu in inverno, è scomparso il grande Christophe Lafaille. Il fortissimo alpinista francese aveva installato il suo ultimo campo a 7600m ed era poi partito per il suo tentativo alla vetta senza più lasciare traccia. Ma tutta la storia del Makalu invernale è costellata di insuccessi. A partire dal bel tentativo di Renato Casarotto e Mario Curnis del 1980, terminato a quota 7400m. A quello dell'inverno 1985/86 che ha avuto per protagonista Reinhold Messner. Per continuare con la spedizione guidata da Andrzej Machnik del 1987/88. E le due (del 1997/98 e 2000/01) guidate da Krzysztof Wielicki, ovvero il re assoluto delle invernali visto che all'attivo ha le prime d'inverno di Everest, Lhotse e Kanchenjunga.

E' chiaro: è una storia lunga e difficile quella che si apprestano a vivere Simone Moro e Denis Urubko. D'altra parte i due sono un team forte e anche affiatato. Simone ha addirittura "scoperto" e avviato Urubko all'Himalaya. Non ha visto male dato che il kazako ha dimostrato le sue doti eccezionali di "alpinista combattente" centrando la vetta di 13 Ottomila ma soprattutto nuove vie come quelle sul Broad Peak (2005) e Manaslu (2006) e una bella salita sul K2 dal versante cinese (2008), sempre insieme a Serguey Samoilov,

Dal canto suo Simone Moro si appresta alla nuova avventura  con un’esperienza grandissima. Basti pensare che ha da poco compiuto 41 anni e questa è la sua 40esima spedizione… Ma va detto che, solo per restare all’inverno e agli 8000, sul suo palmares figura la prima invernale dello Shisha Pangma (con Piotr Morawski nel 2005) ma anche i due tentativi consecutivi al Broad Peak del 2007 e del 2008.

Va detto anche che il piano della prossima spedizione prevede uno stile ultra leggero: due alpinisti, niente sherpa, niente ossigeno e il proposito di non utilizzare corde fisse o di usarle al minimo. La via di salita ipotizzata sarà quella classica della normale oppure la via Kukuczka che già Moro ha salito nel 1993 fino a 8200m. E’ ovvio, per tutto quello che abbiamo raccontato finora, che tutto è nelle braccia del Makalu e degli umori del meteo. Una cosa è certa: farà freddo e sarà dura. Ma questo i due lo sanno bene, e hanno il “pelo” e l’esperienza per resistere. Bonne chance!



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