Tour estivo tra Mesules e Tre Cime

Il tour estivo in Dolomiti di Erik Svab con la prima salita in libera insieme a Martina Cufar della via “Diamante” (Meisules dala Biesces) e con Giovanni Renzi.la probabile prima ripetizione, libera e “a vista” della via “Killer” sulla Cima Piccolissima
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Cima Piccolissima, Tre Cime di Lavaredo, Erik Svab sulla via Mazzetta
arch. Erik Svab
Quest’estate il triestino-sloveno Erik Švab, da sempre impegnato oltre che sulle pareti anche nel lavoro di ricerca e divulgazione della storia e dell’attualità dell’alpinismo, ha deciso di cimentarsi in una ‘rotpunkt’ difficile: raccogliere e recensire tutte le vie delle Tre Cime di Lavaredo, dalle prime salite sulle vie oggi divenute ‘normali’ alle più recenti vie moderne, sia con gli spit che a protezioni tradizionali. Il tutto per la preparazione di una nuova guida di arrampicata per i tipi di Versante Sud. E’ così che per Svab la ‘stagione buona’ è stata all’insegna degli opposti delle Dolomiti con alcune salite di rilievo sia sulla roccia spaziale delle Mesules che nel gruppo delle Tre Cime di Lavaredo.

Iniziamo dalle Mesules. Qui, dopo la prima ripetizione della bellissima “Alfa e Omega” sulla Torre Orientale, Švab è tornato in zona questa volta in cordata con Martina Čufar la campionessa slovena delle competizioni alla sua prima via in Dolomiti. I due hanno affrontato e risolto il problema della prima salita in libera della bella via “Diamante” aperta nel 2005 dal gardenese Ivo Rabanser e C. sulla roccia spaziale della parete Nord del Meisules dala Biesces. Per i due tiri chiave della via Svab e la Cufar propongono la difficoltà di 7a e 7b.

Per quanto riguarda invece la guida delle Tre Cime, Svab ha scelto il metodo migliore cioè quello di andare a ripetere le vie che ancora gli mancavano. Così è arrivata la probabile prima ripetizione della via “Specchio di Monica”, via recente con protezioni tradizionali aperta dai cechi Dušan Stoupa Janak e Jan Doudlabsky nell’agosto del 2005, che sale sulla parete nord della Piccolissima con difficoltà fino al 7a. E poi la probabile prima salita in libera della via “Mazzetta” aperta da Bonafede e Menegus nel 1969 con difficoltà di VI/A2 sulla Cima Piccolissima che sale direttamente lo spigolo a sinistra della Cassin e che così è diventata un 7a+ bello marcio ma in libera.

La salita di maggior rilievo riguarda invece la via “Killer”, uno dei capolavori dell’alpinista e fuoriclasse sloveno Franc Knez aperta ormai 18 anni fa e probabilmente mai ripetuta. Knez sulle Tre Cime ha aperto in tutto 4 vie nuove che si aggiungono alle sue oltre 700 vie nuove e alle 2.900 vie della sua carriera, peraltro ancora in corso. Sulla Cima Piccola il “Diedro d’oro” con difficoltà fino al VII+, probabilmente non ancora ripetuta, sulla Piccolissima le via “Killer”, VIII+, e “La porta della saggezza”, VII+, probabile prima ripetizione ad opera di Giovanni Renzi nel 2007. Sulla Cima Grande, Knez ha salito nel 1990 la via “Moč misli - Il potere della mente” con difficoltà di IX- (7b+), 450 m e solo pochi chiodi, per la maggior parte levati dopo la salita. Una via molto impegnativa, aperta con pochissime protezioni, poco conosciuta e probabilmente mai ripetuta, ma non per questo inesistente.

Un’estate agli estremi
Dal ‘marcio’ delle Tre Cime alla roccia migliore delle Dolomiti sulle Mesules di Erik Švab

Erano diversi anni che ci pensavo: fare una guida che raccogliesse, oltre alle vie classiche delle Tre Cime, tutte le salite in arrampicata libera: sia le vecchie vie in artificiale che quelle nate più di recente. Negli ultimi anni ho ripetuto quasi tutte le vie cosiddette ‘moderne’ delle Tre Cime e ho trovato in Bruno Quaresima e in Versante Sud i compagni ideali per questa difficile ‘rotpunkt’. Così ho deciso di dedicare questa intera estate, a dir la verità un po’ sfigata con il tempo, alle Tre Cime. Devo ringraziare soprattutto Stefano Staffetta - Staffo e Giovanni Renzi, oltre agli altri numerosi amici e compagni di cordata che mi hanno aiutato e si sono sacrificati andando a ripetere le vie che io non avevo ancora fatto. E per fare le foto a tutte le pareti ho portato anche mia moglie e i miei 2 bambini a vedere il teatro delle salite di papà...
Ma siccome non amo fare solo il notaio di salite altrui ho ripetuto quest’anno la via “Otzi trifft Yeti” sulla Piccola, ho continuato con “Specchio di Monica”, veramente uno spauracchio - se qualcuno va a farla e mi riporta un friend incastrato gli pago da bere. Ho anche fatto tesoro delle indicazioni di Simone - Scossa, un giovane ragazzo di Auronzo per la prima libera della “Bonafede” a fine stagione.
Dopo tutti questi marci non vedevo l'ora di cambiare aria andando sulla roccia salda delle Mesules. Siccome Ivo mi aveva raccontato di questa sua bella via che doveva ancora essere liberata, ho pensato che poteva essere una bella sfida e un modo interessante per ‘sfruttare’ la bravura di Martina: io la portavo in Dolomiti dove non era mai stata e lei con il suo livello in arrampicata libera mi garantiva che se la via si fosse dimostrata troppo difficile per me, l’avrebbe potuta liberare comunque. Alla fine l’abbiamo fatta entrambi e anche se le difficoltà non erano altissime, soprattutto il tiro chiave si è dimostrato complesso e interessante.
Ma la salita che più ha segnato la mia estate e una delle vie più impegnative di tutta la mia carriera è stata la probabile prima ripetizione della via “Killer” sulla Cima Piccolissima. Con un nome che fa spavento è considerata come la via psicologicamente più impegnativa di quelle aperte da Knez nel gruppo. Per preservare la memoria di queste vie e per evitare che qualcuno ci tracci una riga di spit sopra dato che ne ignorava l’esistenza, ho voluto non solo fare questa guida ma anche cercare di ripetere almeno qualcuna di queste vie. Avrei difficoltà a dire che si tratta di belle vie e non voglio invitare nessuno andare a ripeterle. Oltre ad un livello sufficiente per salirle in libera, è necessaria parecchia esperienza in montagna e su roccia marcia, uno stomaco forte e la voglia di partire con due serie di friend, una serie di nut e tricam, chiodi e martello senza sapere esattamente dove e come si sale. Qui gli appigli vanno tenuti e non tirati, i buchi vanno prima puliti e poi tenuti stesi per tenere tutti i pezzi insieme e le protezioni tradizionali spesso fanno solo da bella figura e da supporto psicologico e l’unica cosa di cui ci si può fidare sono i cari vecchi chiodazzi. Posso dire che in Gran Bretagna meriterebbe sicuramente un grado di E7 6b. Ma quello che più mi ha impressionato di questa via è che nonostante fosse da quasi vent’anni sotto gli occhi di tutti e nonostante sia su una parete assolata e comoda nessuno ci avesse mai messo seriamente le mani. Ma quegli arrampicatori che ancora cercano l’avventura possono trovarla su questa linea dimenticata nel tempo.
Voglio infine ringraziare Rosy e Sandro, sempre disponibili gestori del rifugio Auronzo, che da anni mi supportano con la logistica: quando arrivo tardi direttamente dall’ufficio o quando torno tardi dalle pareti, trovo sempre un sorriso, un panino e un caffé per tornare di corsa a casa.”

Erik Švab
CAAI - Club Alpino Accademico Italiano

Note:
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