82 Quattromila in 82 giorni, continua il tour di Nicolini, Mezzanotte e Giovannini

Intervista a Franco Nicolini che il 23 luglio insieme a Mirco Mezzanotte e Diego Giovannini in 28 giorni ha raggiunto la cima di 41 degli 82 Quattromila delle Alpi. Ora sono a quota 54 del loro progetto che prevede la salita di tutti gli 82 Quattromila in 82 giorni senza uso di mezzi a motore.
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Il tour di Nicolini, Mezzanotte e Giovannini sugli 82 Quattromila delle Alpi
arch. Linea 4000
Sarà capito a qualcuno in questi giorni, sulle creste del Monte Rosa o sul Monte Bianco, di essere gentilmente superato da una cordata di quelle che vanno a mille, che solo a guardarle ti fai da parte per lasciarle passare, come quando sullo specchietto s’intravede una Ferrari. Proprio una di quelle cordate che, dopo un rapido saluto, scompaiono verso la cima mentre tu ti stai ancora chiedendo che diavolo di benzina usino.

Beh, con tutta probabilità sul vostro cammino avete incontrato Franco ‘Franz’ Nicolini, guida alpina di Molveno, Mirco Mezzanotte (gran) campione di scialpinismo di Borgo Valsugana e Diego Giovannini alpinista trentino della Val di Non conosciuto per le sue frequenti (e fruttuose) spedizioni in Himalaya.

I tre sono partiti giovedì 26 giugno per un viaggio che mira a salire gli 82 Quattromila delle Alpi in 82 giorni. Il tutto escludendo, per gli spostamenti tra una montagna e l’altra, qualsiasi mezzo meccanico a motore. Un viaggio tutto a piedi, con gli sci o in bici mai completato da nessuno e che ha avuto come ispiratore Patrick Berhault, il grande alpinista francese scomparso nel 2004 mentre, proprio in uno dei suoi concatenamenti, percorreva la cresta tra il Taschhorn ed il Dom.

Il 23 luglio scorso, dopo 28 giorni, con la salita del Grand Combin i tre hanno toccato la 41esima cima del loro tour. Ora sono a 54 top. Un bel numero che li fa ben sperare di centrare il gran finale sul Bernina negli 82 giorni previsti.

Intervista a Franco Nicolini

Ciao Franco, dove siete ora?
Stiamo raggiungendo il rifugio Boccalatte per poi fare la cresta delle Jorasses. Ieri siamo tornati indietro dall’Arête du Diable… è stata la prima volta che siamo tornati indietro da quando siamo partiti, ma lassù abbiamo preso dei gran fulmini, proprio dei gran scossoni… D’altra parte finora abbiamo “perso” solo tre giornate per il brutto tempo.

D’altra parte state correndo “contro” il tempo, 82 Quattromila in 82 giorni non sono uno scherzo…
In realtà la nostra non è una corsa contro il tempo. Il cuore del nostro progetto, infatti, è concatenare tutti gli 82 Quattromila delle Alpi senza usare mezzi meccanici a motore per gli spostamenti. Se poi ci riusciamo in 82 giorni come ci siamo prefissi è meglio, ma appunto la velocità non è la cosa più importante. Perché siamo convinti che il vero concatenamento è quello che si compie solo con le proprie forze, solo con il “motore umano”. Insomma, un viaggio proprio in quello stile che Patrick Berhault ha insegnato a tutti.

Com’è allora questo viaggio?
Ci stiamo divertendo perché scopriamo delle cime, delle Valli, delle montagne che non conoscevamo ma soprattutto perché conosciamo e incontriamo le persone che vivono in queste valli. Ci aiutano, ci danno i consigli giusti, le dritte per scegliere le vie migliori di salita e per i percorsi di spostamento meno lunghi. Incontriamo gente bellissima e anche alpinisti come Marco Camandona con cui, per esempio, abbiamo fatto anche una salita o come Matteo Pellin nel cui campeggio di Coumayeur abbiamo fissato la base delle nostre salite sul Monte Bianco.

Qual è stato il momento più intenso?
Sicuramente quello che abbiamo vissuto sulla Cresta del Taschhorn che abbiamo superato con gli sci, in condizioni invernali. Ad un certo punto ci è venuto spontaneo fermarci nel luogo dove è scomparso Patrick Berhault per dedicargli una preghiera…

E cosa ti ha impressionato di più?
Sono rimasto impressionato dal bacino del Freney, dal Pilone centrale, dalla Brenva. E’ un ambiente grandioso e serio, dove devi fare bene le cose, essere all’altezza e non commettere errori.

Vi immagino mentre vi spostate da una cima all’altra… non c’è un po’ di competizione tra voi per chi arriva prima?
Tra noi c’è quello che va più forte in bici o quello che si scatena quando si cammina… insomma tra noi c’è anche una sana e scherzosa competizione, soprattutto quando facciamo gli spostamenti in bici. Io sono anche caduto… D’altra parte certi trasferimenti sono faticosi e lunghi, cerchiamo di ravvivarli anche così. Ma tra noi c’è un buon accordo, cerchiamo di stare sempre insieme, sempre uniti. L’unione in un viaggio così è fondamentale; la strada è ancora molta e faticosa, sai tutti i giorni partiamo alle tre di notte…

Come vi muovete sulle vie?
Quasi tutti i percorsi sono su cresta. C’è molta neve, a volte non proprio ottima. Comunque sui ghiacciai ci muoviamo legati, sulle creste fino al 3° grado viaggiamo in conserva, in ogni caso non perdiamo mai di vista la sicurezza.

82 giorni in tour, che impegno è?
Sono una Guida alpina, vivo di questo, ma per questo progetto ho piantato tutto. Ci credo. E devo essere sincero: me lo sognavo anche di notte…

Vi aspettate che i media parlino di voi?
All’inizio non ci interessava molto che i media seguissero quello che stiamo facendo, ma ora giunti a questo punto crediamo di aver già fatto qualcosa di bello. E soprattutto che stiamo vivendo una bella esperienza.

Appunto, qual è il bello da raccontare?
Il bello è proprio quest’esperienza, questo nostro obiettivo che per me è il re di tutti i concatenamenti. Il sogno è poter raccontare agli amici che siamo stati capaci di concatenare 82 cime muovendoci e spostandoci solo con le nostre forze. E’ un obiettivo significativo che vogliamo raggiungere. Ma se anche dovessimo fermarci ora, già così siamo coscienti di aver fatto una bella cosa. Ogni cima che si aggiunge, che raggiungiamo, è una gioia. E’ una nuova giornata di felicità che merita di essere raccontata.

In questo tuo viaggio come hai trovato le Alpi?
Intanto non sono per nulla banali, e sono bellissime. Ci sono posti in cui sei isolato da tutto e da tutti. Ma abbiamo incontrato anche molti alpinisti sulla nostra strada: per fortuna, ed una constatazione toccata con mano in questi giorni, l’alpinismo non è morto! Poi vorrei dire che queste nostre Alpi anche noi alpinisti dobbiamo amarle, difenderle e rispettarle.

Cosa intendi con “rispettarle come alpinisti”?
Voglio dire che dobbiamo avere rispetto per le difficoltà che incontriamo in montagna se vogliamo fare un alpinismo che rispetti la vita.

Allora buona traversata e arrivederci all’ultima tappa, sul Bernina…
Sarà come entrare a casa mia…




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