Karl Unterkircher scomparso sul Nanga Parbat

Il 15 luglio il fortissimo alpinista altoatesino Karl Unterkircher è caduto in un crepaccio a circa quota 6.800 sulla parete Rakhiot sul Nanga Parbat, i suoi due compagni Walter Nones e Simon Kehrer impossibilitati a scendere sono stati costretti a continuare la salita. In queste ore sta partendo dall'italia una spedizione per soccorrerli.
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Nanga Parbat
Steve, House
Vi riportiamo alcuni comunicati stampa più significativi che hanno segnato la convulsa giornata di ieri dopo la notizia della scomparsa sul Nanga Parbat del gardenese Karl Unterkircher uno dei migliori himalaysti mondiali. Walter Nones e Simon Kehrer, suoi compagni di scalata, sono stati costretti a proseguire la salita per l'assoluta impossibilità di scendere la parete. La situazione è molto delicata e ancora una volta l'alpinismo sugli ottomila deve fare i conti con una tragedia ma anche con l'impossibilità di portare soccorsi o avere notizie assolutamente sicure dalla montagna.

Roma, 16 lug. (Apcom) - Si è trasformata in una tragedia la spedizione che doveva portare gli alpinisti altoatesini Karl Unterkircher e Simon Kehrer e il trentino Walter Nones tramite l'inesplorata parete di ghiaccio "Rakhiot" sul monte Nanga Parbat, cima da 8.125 metri nella catena montuosa del Karakorum, in Nepal.
Il 38enne Karl Unterkircher, che nel 2004 scalò Everest e K2, è caduto in un crepaccio, a circa settemila metri d'altezza, mentre tentava con i compagni di spedizione di scalare la vetta seguendo un parete finora inviolata. Unterkircher, Kehrer e Nones si trovano da fine maggio sulla montagna himalayana, con l'obiettivo di scalare la parete di ghiaccio di Rakhiot. Dopo diverse settimane di preparativi i tre alpinisti hanno cominciato la scalata lunedì.

"Ieri Karl Unterkircher è caduto alla quota di settemila metri in un crepaccio. I suoi due compagni di spedizione non hanno potuto aiutarlo lungo la parete scoscesa. Karl Unterkircher è stato ricoperto da molta neve", ha spiegato il manager e coordinatore con la stampa della spedizione, Herbert Mussner, al "Suedtirol Online". A raccontarglielo è stato Simon Kehrer tramite il telefono satellitare.

Visto che Kehrer e Nones non potevano abbandonare la parete di Rakhiot, sono stati obbligati a proseguire la scalata. Il programma della spedizione prevede che i tre alpinisti, dopo l'ascensione del Nanga Parbat, tornassero giù con gli sci.

Mussner ha spiegato di non avere al momento contatti con Kehrer e Nones, perchè le batterie del telefono satellitare si stanno esaurendo e il campo non è buono.

E' molto difficile che Karl Unterkircher sia ancora vivo: sulla montagna non ci sono squadre di soccorso e gli elicotteri a settemila metri di altezza, a causa dell'aria rarefatta, non possono intervenire.
Il 29 giugno del 1970 sul Nanga Parbat trovò la morte Guenther Messner, che stava tentando la scalata con il fratello Reinhold.


PARTE DOMANI SPEDIZIONE SOCCORSO SU NANGA PARBAT
Con Gnaro Mondinelli e Maurizio Gallo
Roma, 16 lug. (Apcom) - Partiranno già domani pomeriggio per il Nanga Parbat Gnaro Mondinelli e Maurizio Gallo, con l'obiettivo di portare tutto il sostegno possibile ai due compagni di cordata di Karl Unterkircher, impegnati sulla difficilissima e inviolata parete Rakhiot del Nanga Parbat, senza il loro capocordata, precipitato ieri pomeriggio in un crepaccio.

"Bisogna essere là, pronti per qualsiasi evenienza", ha spiegato Agostino Da Polenza, presidente del Comitato EvK2Cnr.
L'altoatesino Simon Kehrer e il trentino Walter Nones, fortissimi alpinisti ma con minore esperienza di Unterkircher, si trovano in una situazione molto delicata: impossibilitati a scendere, devono riuscire a raggiungere quota 7200 metri per poi deviare e trovare una possibile via di fuga. Hanno a loro disposizione solo un satellitare con poche batterie.

Silvio Mondinelli, conosciuto come Gnaro, uno dei sei scalatori al mondo ad aver raggiunto la vetta di tutti e quattordici gli Ottomila senza l'uso di bombole d'ossigeno, ha compiuto in passato numerose spedizioni di soccorso.


NANGA PARBAT
Roma, 16 lug. (Apcom) - Il Nanga Parbat, conosciuto anche come Nangaparbat Peak o Diamir, è la nona vetta più alta al mondo con i suoi 8.125 metri. Il suo nome significa "montagna nuda" in lingua Urdu. Ma gli sherpa, gli abitanti della regione dell'Himalaya, la chiamano "la mangiauomini" o "montagna del diavolo".
Il Nanga Parbat è una montagna difficile da scalare e la lista di persone che hanno perso la vita su questa cima si allunga in continuazione.

Il primo a scalare il Nanga Parbat, il 3 luglio 1953, fu l'alpinista austriaco Hermann Buhl con una spedizione austro-tedesca. Prima di loro erano già morte 31 persone nel tentativo di salire la vetta. Buhl è stato in assoluto il primo a realizzare la scalata di ottomila metri in solitario.

Nel giugno 1970 Reinhold Messner e suo fratello Guenther furono i primi a conquistare la vetta arrampicandosi dalla parete meridionale, tra le più difficili, e per di più in stile alpino, cioè senza ossigeno e senza portatori. Ma proprio qui, il 29 giugno del 1970, trovò la morte Guenther Messner. Dopo aver conquistato la vetta, i fratelli Messner decisero di scendere dalla parete ovest, considerata più agevole. Una volta arrivati alle pendici della montagna, Guenther fu travolto da una valanga e morì. Nell' agosto 2005 fu ritrovata la sua salma.

L'alpinista altoatesino Karl Unterkircher, 38 anni, è dato per disperso sul Nanga Parbat da ieri, secondo i suoi compagni di spedizione Simon Kehrer e Walter Nones. Sarebbe caduto in un crepaccio mentre i tre tentavano di scalare il monte tramite l'inviolata parete di ghiaccio "Rakhiot". Non ci sono praticamente speranze di trarlo in salvo.
Note:
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